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Bla, bla, bla ... Il teatrino dei Pupi e dei Pupari

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BLA, BLA, BLA … IL TEATRINO DEI PUPI E DEI PUPARI

Che ché se ne dica, ci siamo ormai abbonati al Teatrino dei Pupi, non quello più autentico siciliano, anche se in Sicilia non scherzano affatto, che a fare i Pupi in politica sono maestri; no a quello che la TV ci propina ogni giorno, ad ogni ora, in ogni singolo talkshow, in ogni momento del quotidiano sentire, mangiare, dormire…ecc. ecc. Sì che prima e dopo i Telegiornali delle 07, 08, 09, 10 e via discorrendo fino alle 24 e oltre messi in onda su tutte le reti nazionali e private, ci propinano i cosiddetti ‘approfondimenti’, le ‘seconde’ e le ‘terze’ pagine dei quotidiani, riviste e corrette da giornalisti pseudo-professionali che altro non fanno che ripetere a pappardella i ‘titoli’ e i ‘sottotitoli’ delle testate più o meno importanti nazionali e qualche volta estere, soprattutto quando cercano una sponda d’appoggio esterofila che in qualche modo le sostiene. Per non dire delle varie ‘rassegna stampa’ inutili quanto tendenziose e mistificatrici della realtà, che non fanno vendere una copia in più dei giornali che noi italiani, pigri come siamo, non leggiamo nemmeno più, e che, anzi, hanno ridotto i giornalai, con tutto il rispetto parlando per la categoria, a vendere i lecca-lecca e i pupazzetti di plastica ai genitori dei bimbi davanti alle scuole dell’infanzia. Mentre i Pupari, gli imprenditori della stampa, i cosiddetti Editori, hanno dato via il culo, pur di vedere la testata che li rappresenta sugli schermi della TV, ridotti costantemente alla ricerca di abbonati sul Web senza risultati eclatanti, neppure quando i loro redattori improvvisano un qualche scoop, soprattutto in politica estera, del resto già passato sui canali impegnati e quanto più credibili. Vogliamo far finta che già non si sapesse che sarebbe andata a finire così? Facciamolo pure, ma per favore non mentiamo a noi stessi, perché da dieci anni a questa parte nei sondaggi riferiti ai diversi e integrati settori della comunicazione, politico-economica-sociale e civile che fosse, si preannunciava un degrado mai conosciuto prima dall’informazione, a dir poco eclatante quanto vergognoso. Vogliamo dire della lingua italiana che ha subito uno sprofondamento abissale, voluto dalla politica, a favore di pronunce dialettali regionali oramai imbastardite da frasi in ‘volgare periferico’ che si ascoltano nei vari sequel farciti di violenza ignominiosa e di parolacce irripetibili, che non si erano mai sentite e che di certo non sono da promulgare. Soprattutto perché la visione e l’ascolto dei programmi televisivi non è necessariamente riservata solo agli adulti. Se si considera che nessuno più legge libri e quotidiani… “E’ realistico credere che il Metaverso possa essere l’innovazione pervasiva che cambierà il mondo, il nostro modo di relazionarci, esprimerci e di vivere?”, si chiede Luigi Vellone nel recente e forbito articolo apparso su AlberoniMagazine.it; il quale, inoltre, fornisce in prosieguo più di una risposta veritiera e plausibile: “Malgrado i fiumi di inchiostro e di Byte versati o scaricati sull’argomento è opportuno ricordare che il Metaverso è un nuovo mondo digitale, virtuale, multidimensionale, più completo ed allettante di quello reale, in cui potersi integrare, connettersi ed interagire per socializzare, lavorare, fare affari, giocare e divertirsi. Se tutto ciò può sembrare eccessivo e fantascientifico si può scomporre il Metaverso nelle sue componenti reali che ne rendono più comprensibile il funzionamento e le prestazioni ma anche le difficoltà realizzative”. Articolo che suggerisco di leggere per intero, tuttavia lasciando da parte i pregiudizi e la falsa moralità che andrebbero sicuramente a discapito dell’avanzamento intellettivo e della creatività che, per quanto se ne dica, ancora ci contraddistingue. Ma, mentre i Pupi di un tempo appartengono a una realtà culturale indiscutibile “quasi in carne e ossa”, i ‘nuovi pupi’ e ancor più i ‘pupari’ sono fantocci di cartapesta, o peggio ancora ‘ombre’ che vivono una falsa-realtà per un teatrino destinato presto a scomparire. Finanche la musica ‘politico-culturale’ che fa loro d’accompagnamento suona scordata, fuoriuscita da trombe ‘strombate’ e zufoli ‘sgraziati’. I loro movimenti anacronistici artati a ‘dismisura’ secondo dove tira il vento, come in una ‘danza macabra’ costantemente in guerra col destino, fagocitatore d’anime. Ecco, questo è il punto, dove sta andando quell’umanità ch’è sulla bocca di tutti e sbandierata ai quattro venti? Stiamo forse andando verso il caos totale, l’annullamento definitivo di tutto ciò che ci siamo detti finora? Verso l’infernale cavità dantesca, la distruzione del mondo, quell’Apocalisse che Giovanni l’apostolo aveva visto avanzare e che sembra si stia avvicinando al galoppo? No, tutto ciò non è verosimilmente ‘vero’, semplicemente perché non può esserlo, ognuno di noi ha bisogno dell’altro, “nessuno si salva da solo”. No, non è una frase fatta ad oc come tanti slogan che ci propinano i ‘pupari’ dagli schermi della TV. Come ha scritto un grande sociologo dei nostri giorni Zigmunt Bauman: “La vita è un’opera d’arte, che lo sappiamo o no, che ci piaccia o no”, cui va aggiunto ‘che lo vogliamo o no’. E noi dobbiamo volerlo. Come scrive ancora Luigi Vallone: “Ciò potrà avvenire solo se i desideri, le emozioni, le passioni, i sogni, la creatività dell’uomo sapranno trovare nel Metaverso uno strumento più potente e performante dei mezzi e delle forme espressive finora disponibili”. Così come riporta nel citato articolo, “va fatto un salto acrobatico “oltre” la realtà, “oltre” l’universo (Meta-uniVerso). E che pure egli trova nel passato remoto che pure ci riguarda: «Nei libri Memorabili di Senofonte, Socrate esorta i maggiori pittori e scultori di Atene ad imitare nella pittura e nella scultura non solo i corpi ma anche l’anima. Chiede se il carattere dell’anima sia riproducibile nei suoi stati mutevoli ed ideali. Il pittore Parrasio e lo scultore Clitone ammettono di raffigurare l’invisibile in forma visibile” (da “Ascoltando il pianoforte di Max Weber” di M.Gammone e F.Sidoti).
Ciò potrà avvenire solo se i desideri, le emozioni, le passioni, i sogni, la creatività dell’uomo sapranno trovare nel Metaverso uno strumento più potente e performante dei mezzi e delle forme espressive finora disponibili, come nelle specifiche dei grandi progetti internazionali, anche per il Metaverso “There is a requirement; Il y a le besoin; C’è l’esigenza” di avvenire, di un’umanità che guardi ad un futuro migliore, al migliore dei mondi possibili, visto che a quanto sembra, stando alla ricerca scientifica non ne abbiamo un altro a disposizione… «Certamente il ritardo nella ricerca scientifica e tecnologica renderà difficile un inserimento competitivo nello sviluppo ed implementazione del sistema descritto e, verosimilmente, bisognerà accontentarsi delle briciole lasciate dai giganti planetari già in corsa avanzata (Meta, Apple, Google, Intel, Nvidea, Huawei, Xiaomi, Samsung…).
In subordine nasce allora una seconda domanda:“Sapranno gli italiani partecipare al banchetto miliardario che si va ad imbandire?”
Spiacente di non avere altro da dire, aggiungo un ‘forse’: «Se tuttavia, i nostri giovani sapranno attingere ai residui geni del DNA culturale che ha caratterizzato la nostra storia e che, con il culto della bellezza, ha reso possibile il miracolo del Made in Italy, allora nello sviluppo dei Contenuti ci potrà essere molto spazio, lavoro e soddisfazioni. Se invece sopravvivranno solo gli eredi degli atleti del pollice da smartphone, vedremo tanti “rimbecilliti” sotto un casco o visore agitare da mentecatti strani guanti e stick… in perenne dipendenza da un magro reddito di cittadinanza!»

PS: Personalmente durante la lunga estate scorsa mi sono complimentato con alcune persone anonime che sotto l’ombrellone in spiaggia leggevano un giornale, un libro o si dilettavano nell’enigmistica, facendo una sorta di statistica. Immaginate una spiaggia affollata di centinaia di bagnanti, beh solo 5, come le dita di una sola mano, tutte le altre, che di mani ne hanno due, selfavano, messaggiavano e giocavano con lo smartphone, talvolta finanche per ore arrabbiandosi per giunta, e senza un’apparente ragione. Non ho altro da aggiungere … e voi?


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